Terranova Sappo Minulio

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« Così addunque fondata, e ristorata, questa Città, fiorì per molti secoli in braccio alla felicità, mercé alle molti doti compartitele a larga mano dalla Natura, delle quali così scrive il Barrio e soscrive MarafiotiId oppidum in specula existens magna planitie gaudet, que frumenti, & aliarum frugum ferax est, & pabulis apta. Hic vina præclara nascuntur, fiunt, & lina laudatissima duum generum, que indigene mascula, & fœmina vocant, fit & cannabis fiunt, & pulchra aucupia phasianorum externarum, perdicum, & aliarum alitum, in montibus venationes sylvestrium animalium. »
(Opera varia historica “Della Calabria Illustrata”, padre Giovanni Fiore, 1691, 146[2])

Terranova Sappo Minulio è un comune italiano di 523 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.

In seguito al Decreto del Presidente della Repubblica, firmato da Carlo Azeglio Ciampi e datato 28 luglio 2005, si può fregiare del titolo di “Città“.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Situata alla sinistra del torrente Marro su una terrazza nell’angolo sud-est della Piana di Gioia Tauro Terranova Sappo Minulio si trova tra Taurianova e Varapodio; l’altitudine del territorio varia in modo consistente dai 109 a i 325 metri sul livello del mare, l’escursione altimetrica complessiva risulta essere pari quindi a 216 metri.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del borgo variò con il tempo da rocca di San MartinoSan Martino al monteSan Martino al monte seu Terra NovaTerranova di San Martino fino ad assumere il solo Terranova, talvolta accompagnato con “di Calabria” per distinguerla dalla Terranova di Sicilia, diventata poi Gela. Il suffisso Sappo Minulio, che fu aggiunto con delibera comunale del 22 gennaio 1864[3], ha origine controversa, tra le varie ipotesi:

  • che significhi «dominio o signoria piccola»[4]
  • che sia uguale a Patavium Iulii[5]
  • che provenga dalle popolazioni italiche preelleniche che l’abitarono[6]

comunque l’ipotesi più probabile è che si tratti di una contrazione di Sanctus Martinus.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalla Fondazione al secolo XVI[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa Matrice

Terranova, a quanto risulta dai documenti disponibili, fu con tutta probabilità fondata durante il periodo svevo e più precisamente durante il regno di Manfredi quale luogo fortificato nella Piana di San Martino, meglio nota come Piana di Gioia Tauro, e popolata con coloni provenienti dalla stessa San Martino, frazione del comune di Taurianova. Nel 1276 la cittadina contava all’incirca 780 abitanti, risultando già uno dei maggiori centri della Piana, e versava alla colletta la somma di 9.396 grana. Nel 126970 il re Carlo I d’Angiò ordinava di ripararne il castello, con tutta probabilità danneggiato da attacchi nemici. Nel 1283 il re stesso risulta presente presso il castello; nello stesso anno la rocca fu usata, temporaneamente, come carcere per i prigionieri provenienti da Gerace che era stata riconquistata. Nel 1305 viene elevata al rango di capoluogo di contea con primo feudatario l’ammiraglio Ruggero di Lauria. Nel 1310 risulta vi fossero due religiosi presso la cittadina, cifra che arriva a 15 nel 1325 e a 21 l’anno successivo. Nel 1354 vi viene fondato un convento di Celestini. Nel 1365 il feudo di Terranova passa a Ruggero II Sanseverino quindi al figlio Roberto I (1364-1391) e poi al nipote di quest’ultimo Enrico, arrestato per debiti e poi decapitato in quanto coinvolto in una congiura. La contea fu quindi data in feudo a Battista Caracciolo come ricompensa per averne scacciato gli aragonesi. Tornate le terre alla corona in conseguenza della ribellione del Caracciolo furono date da Alfonso d’Aragona a Carlo Ruffo conte di Sinopoli. Restituita la contea successivamente al Caracciolo questa fu ereditata dal nipote Tommaso che fu incarcerato perché coinvolto nella congiura di Antonio Centelles. Le terre passarono quindi nel 1458 a Marino Correale[7] e dopo la sua morte furono date come ricompensa, il 12 aprile 1502, a Consalvo di Cordova. In questo periodo Terranova fu coinvolta nelle guerre franco-spagnole per il dominio sul regno di Napoli e per lo meno qualche scontro collegato alla battaglia di Seminara del 1495 e quella del 1503 si svolse nelle sue vicinanze.

L’apogeo[modifica | modifica wikitesto]

All’inizio del Cinquecento a Terranova fu attribuito il titolo di “città”, ben meritato visto che Terranova nel 1532 contava tra i 4.800 e i 6.000 abitanti; inoltre nella relazione del Barrio del 1571 Terranova è descritta come una cittadina eminente, sia riguardo alle risorse naturali – caccia e pesca – ma anche per le coltivazioni. Nel 1545 la popolazione si aggirava tra i 7000/9000 abitanti che diventarono 9.000/12.000 nel 1561, l’anno precedente il ducato era stato comprato da Tommaso de Marinis, la città era quindi in piena crescita; a testimonianza di ciò vi è anche da dire che vi venne tenuto un concilio ecclesiastico provinciale nel 1574, che non si era potuto tenere a Reggio per via di una scorreria barbaresca. Nello stesso anno il ducato di Terranova fu comprato per 20.000 ducati da Battista Grimaldi. Si può ritenere che all’incirca questo sia stato il periodo di maggior floridezza per il centro. Subito dopo ebbe inizio la decadenza, provocata non tanto dalle guerre quanto dalle lotte intestine e dalla rapacità del dominio spagnolo. Già nel 1590 Terranova chiede di essere esentata dal pagamento di alcune imposte, anche se era già stata amministrata per cinque anni da un “commissario di redenzione” che evidentemente non era riuscito a sanare la situazione finanziaria, ciò è testimoniato anche dal numero degli abitanti che passò, nel 1595, a 7.000/9.000 con un calo di circa 3.000 unità. Nel 1593 si ebbero nello spazio di otto giorni una serie di terremoti che danneggiarono l’abitato, inoltre la Piana era percorsa nello stesso periodo da bande di briganti che l’amministrazione spagnola era incapace di eliminare e che sicuramente influirono negativamente sulla situazione economica della cittadina.

La presenza degli ebrei[modifica | modifica wikitesto]

Fino al XVI secolo si trova a Terranova un grosso insediamento di ebrei, uno dei più importanti stanziamenti dell’intera Calabria (27 fuochi censiti nel registro del percettore di Calabria Ultra, contro i 12 di Oppido o i 2 di Rosarno, per esempio). Gli ebrei si dedicano soprattutto alla lavorazione della seta ed alla commercializzazione del prodotto grezzo e finito. La stessa denominazione di Giudecca, che si riscontra ancora tra i toponimi locali, lo attesta in maniera inequivocabile.

Il filosofo Bernardino Telesio e Terranova[modifica | modifica wikitesto]

Papa Paolo III, su sollecitazione del potente e temuto cardinale Carafa, assegna al giovane chierico Bernardino, della nobile famiglia cosentina dei Telesio, il beneficio della chiesa parrocchiale di S. Nicolò de Latinis di Terranova.

Al beneficio ecclesiastico è annessa la cura delle anime. Questa clausola fa presupporre che il giovane Bernardino Telesio in qualche modo sia stato presente a Terranova, proprio per sostanziare la completezza dell’incarico. Ben presto, comunque, Bernardino, allo scopo di dedicarsi interamente ai suoi studi in Napoli, rinuncia in favore del fratello Paolo che in data 7 maggio viene investito del beneficio. I Telesio, comunque, con diversi loro rappresentanti, hanno usufruito di benefici a Terranova[8]

Dal secolo XVII al “grande flagello”[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1648 continua lo spopolamento, infatti la città denuncia una popolazione di 6.000/7.500 per 1.529 fuochi questi ultimi diventarono 1.172 nel 1666, 1.293 nel 1670 e 1.200 nel 1675; probabilmente in queste rilevazioni erano compresi anche gli abitanti dei casali sparsi nella campagna. Nel 1693 l’abate Giovan Battista Pacichelli di passaggio a Terranova dichiarò di aver trovato la città “col suo forte castello quasi distrutta” segno questo che oltre allo spopolamento anche lo stato materiale di Terranova deperiva. Dalle relationes ad Limina dei vescovi risultano 1.200 abitanti per il 1699 e 1.100 per il 1702 e il 1705. Negli anni successivi vi fu un certo ripopolamento, dovuto probabilmente al trasferimento di gente dai casali vicini anch’essi in decadenza. A meta del secolo XVI vi fu un forte intervento del vescovo mons. Mandarani per moralizzare i costumi del paese, battaglia che fu vinta dopo duri scontri tra il porporato e i maggiorenti della cittadina. Nel 1768 giunse a Terranova l’idrologo lucchese Giovanni Attilio Arnolfini incaricato dalla principessa Grimaldi di visitare i suoi feudi. Ospitato dai Celestini ecco qui un passo della sua relazione:

« Terranova è la città ducale che dà nome al Ducato. Questa città è posta non molto lungi dalla confluenza del fiume Orace con il fiume Marro.
Tra questi due fiumi si trovano due piccoli valloni, i quali radono, per così dire Terranova. Ha questa città immediatamente alla destra il profondo alveo del Solì e alla sinistra una presso a poco profondità di terreno o scavamento prodotto e accresciuto dalle temporanee acque delle piogge. Si ritrova pertanto in una posizione che corrisponde al generale piano andamento della campagna, ma è situata come sopra a un colle angusto e lungo in forma di penisola. Alla base di un tale colle serpeggiano le indicate acque e continuamente corrodono e tagliano il terreno; onde a non poche fabbriche è mancato il fondamento e altre sono in pericolo di perderlo.
Erte e faticose sono le vie che conducono a Terranova, fuorché dalla parte posteriore, rivolta verso la montagna, ove la campagna conserva la sua naturale dolcissima acclività. Per questa parte discende nella città una fonte di acqua la quale, se fosse ben tenuta e raccolta, sarebbe molto abbondante.
  »
(G. Attilio Arnolfini, Dissertazione sopra i feudi della Principessa di Gerace e altre note di viaggio nelle Calabrie nel 1768, Con prefazione e note di Luigi Volpicella, ASC, a. 111-1915, n.3 e segg)

Come si può evincere Terranova era in fase di declino anche a causa delle persone che preferivano trasferirsi in centri all’epoca in pieno sviluppo quali Gioia, Radicena e Casalnuovo (ora Cittanova). In effetti nel periodo del viaggio dell’Arnolfini vi sono relazioni riguardo ad abitazioni in stato di incuria e pericolanti per via dei terremoti. Nel 1772 il vescovo dichiara che la popolazione è di 1.145 persone.

Il “Melos concinendum… recurrente festivitate inventionis S. Crucis” (1754)[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 maggio 1754, in occasione dei consueti festeggiamenti annuali in onore del SS. Crocifisso, viene cantata per la prima volta, dalla locale “Schola cantorum”, all’interno della Chiesa del SS. Crocifisso, una melodia composta da Giuseppe Antonio Barba, in quel periodo a Terranova quale Maestro di Cappella. Il testo della composizione pervenuto a noi, sia in copia manoscritta posteriore (1858) che attraverso una pubblicazione datata 1879 per i tipi dello Stab. Tipografico “L. Ceruso” di Reggio Calabria (pubblicata assieme ad altra melodia italo-latina cantata nella stessa chiesa), è un interessante documento non soltanto di composizione sacra ma anche un esempio significativo di pietà popolare. La musica del Melos è andata dispersa. I Meloi (plurale di Melos, ma sono definiti spesso pure Trionfi) sono una sorta di oratorio e vengono cantati nelle Chiese calabresi in occasione di eccezionali ricorrenze religiose o feste da solennizzare con particolare devozione. Il Melos eseguito a Terranova nel 1754, composto interamente in latino, è strutturato in forma di dialogo nel quale interagiscono quattro personaggi solisti, due maschili e due femminili (Taurianova, ovvero TerranovaCrocifissoGraziaPeccato) assieme ad un gruppo vocale (Coro) supportati da un organico strumentale.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Teresa Chirico, Contributi siciliani alla cultura musicale calabrese del ‘700 dagli Archivi reggini, in Messina e la Calabria dal basso medioevo all’età contemporanea, Atti del 1° Colloquio calabro-siculo, Reggio Calabria-Messina, novembre 1986.
  • Agostino Formica, Storia di Terranova Sappo Minulio. Società, economia, politica: 1900-1928. La sommossa popolare del 1921. L’affaire Taurianova, For graphic, Polistena 1998.

Il terremoto del 1783[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo municipale

Nel 1783, in conseguenza del terremoto definito da scienziati ed osservatori il flagello, l’antica Terranova riceve un colpo fatale. Il suo sito è squassato in maniera catastrofica con abitazioni spostate di 200 piedi e distruzione, in sostanza, dell’intero patrimonio edilizio con conseguente formazione di laghi di sbarramento. I danni materiali raggiungono la stima di 500.000 ducati ponendo Terranova al quinto posto dopo Reggio, Polistena, Casalnuovo (poi diventata Cittanova) e Bagnara Calabra. Ancor più grave è il numero delle vittime che ammontano a 1.452 (494 maschi, 317 femmine, 603 ragazzi, 23 monaci e 15 monache), in pratica circa il 70% della popolazione (anche se si riscontrano dati alquanto disomogenei in queste enumerazioni tra i diversi autori).

Lo spostamento in località “Canoro” e la scelta dei luoghi contigui al vecchio insediamento[modifica | modifica wikitesto]

Nell’immediato post-terremoto prende corpo l’idea di trasferire i sopravvissuti (che nel frattempo occupano le zone circostanti all’antico insediamento rifugiandosi, alla meglio, per ripararsi dai rigori dell’inverno) in località Canoro, tra Iatrinoli e Radicena (poi diventata Taurianova). Anzi, nel 1785 Pietro Galdo appronta una Pianta Topografica dell’edificanda nuova Città. Spunta anche l’idea di un suggestivo nome, Ferdinandina, con cui chiamare il nuovo insediamento (per ingraziarsi i favori del re). Dopo un duro braccio di ferro tra il vicario generale Francesco Pignatelli e la popolazione, che per spostarsi nel luogo individuato dalle autorità pretende una serie di privilegi, quali quello di essere direttamente sotto la podestà reale, di ricevere finanziamenti per il trasferimento con fornitura di legname per le abitazioni e varie altre agevolazioni (tutte qualificate dal vicario come “stravaganti pretensioni” e “pretensioni inette”), la contesa è vinta dai locali che riescono a far costruire il nuovo abitato nel posto da loro scelto e già occupato nelle vicinanze dell’antico sito. Nel 1788, infatti, a firma di Galdo e de’ Cosiron, viene approntata una nuova Pianta Topografica (in sostituzione della prima, quella della nuova edificazione tra Radicena e Iatrinoli) la quale prevede il nuovo insediamento nell’area odierna (esistono, di questa fase progettuale, sia la Pianta topografica della Città che la Pianta dei luoghi circostanti). Lo sviluppo del nuovo centro nei primi anni è molto problematico e lento, anche dal punto di vista demografico. Il risanamento del territorio, nel quale si trovano acquitrini e laghi formatisi dallo sbarramento di corsi d’acqua e sorgenti, impone lavori importanti di prosciugamento promossi e attuati dalla Cassa sacra, anche per debellare l’insorgere di gravi malattie epidemiche. Nel 1793 si contano a Terranova 454 abitanti.

L’Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

L’invasione napoleonica, l’istituzione della repubblica napoletana, l’eversione della feudalità, il Risorgimento, l’unità d’Italia non avranno grande eco nel piccolo paese che ormai Terranova era diventato.

Il 9 agosto 1887 viene fondata una “Società Operaja di Mutuo Soccorso” costituitasi su impulso del segretario comunale Agostino Germanò (che ne viene acclamato all’unanimità Presidente) e forte di ben trenta soci fondatori, cui si aggiungeranno in seguito altri soci ordinari. La costituzione viene sancita con atto rogato dal notaio Gaetano Alessio di Vincenzo di Molochio, il quale redige anche lo Statuto composto di trentotto articoli.[9]

Il Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Il Novecento (specialmente i primi quindici-venti anni del secolo) mostra un fermento nel settore dei lavori pubblici e nella realtà sociale, economica, finanziaria e della stessa qualità della vita, in genere, di Terranova e dei suoi abitanti. Vengono realizzati numerosi progetti di urbanizzazione e di opere pubbliche e contemporaneamente sono portate a termine molte commesse edilizie di privati cittadini. Funzionano in centro due farmacie-drogherie. Anche dal punto di vista demografico si riscontra un forte indice di crescita, sia per l’incremento della natalità che per il trasferimento in Terranova Sappo Minulio di nuclei familiari da altri centri (anche per motivi di lavoro). Questo trend demografico positivo, tuttavia, comincia a decrescere a partire dagli anni venti del secolo.

Proprio in questo periodo, le difficoltà di approvvigionamento dei viveri (il pane, ad esempio, che è l’elemento basilare della cultura contadina), la non equa distribuzione dei generi annonari (fattori che rientrano in un quadro generale di crisi) ed il contemporaneo sopravvento di gruppi di potere che agiscono in spregio ad ogni rispetto mascherandosi dietro parvenze di legalità amministrativa, fanno scaturire malcontenti tra la popolazione. Nel febbraio del 1921 scoppia in paese una rivolta che sarà soffocata in un bagno di sangue.

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Rivolta di Terranova Sappo Minulio.

L’unione di Terranova, Radicena e Iatrinoli nel macrocomune di “Taurianova”[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1928 Terranova Sappo Minulio per effetto del R.D.L. datato 16 febbraio 1927 (con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale in data 12 marzo ed entrata in vigore il successivo 27 dello stesso mese) viene accorpato a Radicena ed a Iatrinoli per formare il nuovo comune di Taurianova.

Solo il 23 aprile 1946 Terranova Sappo Minulio può riacquistare la propria autonomia amministrativa.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinariaTitolo di Città
«Decreto del Presidente della Repubblica»
— 28 luglio 2005

Luoghi d’interesse e testimonianze culturali e monumentali[modifica | modifica wikitesto]

I ruderi dell’antico abitato[modifica | modifica wikitesto]

All’interno del cimitero sono ancora visibili i ruderi della torre dell’antico abitato distrutto dal terremoto del 1783.

La torre, squassata dalla forza del sisma (ondulatorio e sussultorio), è adagiata su un lato, esattamente come è raffigurata nella stampa settecentesca dell’architetto Pompeo Schiantarelli, il quale “designavit dal vero” lasciandoci testimonianza anche di altre rovine non soltanto di Terranova.

Altri ruderi, presumibilmente relativi al castello di Terranova, sono ancora visibili nella località denominata, appunto, “Castello”.

I portali in pietra delle “case palaziate”[modifica | modifica wikitesto]

A partire dai primi anni dell’Ottocento, le famiglie locali più in vista (ma anche altri nuclei trasferitisi, per diversi motivi, nella nuova edificazione cittadina) hanno cominciato a costruire le loro abitazioni, o “case palaziate” (ovvero case con più stanze con pianterreno e primo piano), adornando gli ingressi con interessanti portali in pietra dovuti alla perizia delle maestranze locali.

Tra i più interessanti portali in pietra ancora visibili vi sono quello di Palazzo Pigneri e di Palazzo Zito.

Fontana di Piazza Cesare Battisti[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una fontana monumentale di buona fattura in pietra, realizzata da maestranze locali e databile fine Ottocento, una costruzione successiva alla canalizzazione ed alla conduzione in centro delle acque della sorgente Certara. È conosciuta meglio, in paese e nei dintorni, come ‘U quattru canali, dal numero delle fontane che ne adornano i quattro lati.

L’elettrificazione dell’illuminazione pubblica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1908 viene elettrificata l’illuminazione pubblica, in seguito alla stipula di una convenzione tra il comune e la ditta “ing. Albonico e compagni” (la stessa che stava elettrificando Radicena e Iatrinoli), con centralina idroelettrica impiantata in località Solì (anche per la fornitura di elettricità ai due centri vicini). La rete di illuminazione pubblica è costituita da dieci lampadine di 16 candele e dieci lampadine di 20 candele. Contestualmente anche per i privati vi è possibilità di avere in casa l’energia elettrica (con contratti normalmente a forfait, cioè con pagamento di quota fissa, i quali consentono di utilizzare la luce elettrica solo in particolari e limitati orari serali).

L’orologio della torre ed il municipio, in virtù di una postilla obbligazionale intercorsa tra amministrazione comunale e ditta appaltatrice, vengono illuminati gratuitamente (questi accordi sono ratificati nei protocolli di concessione, a favore della ditta Albonico, dell’autorizzazione di impianto della centralina idroelettrica, su suolo comunale, in contrada Solì).

La nuova tipologia di illuminazione sostituisce i preesistenti “fanali a petrolio” (la cui installazione risale al 1871).

Il Palazzo di Città[modifica | modifica wikitesto]

Il nuovo Palazzo di Città è inaugurato nel 1916. Costruito su progettazione dell’ingegner Giuseppe Ferraris, viene completato in quasi due anni di lavori e malgrado le difficoltà del periodo bellico, dopo l’affidamento dell’appalto, avvenuto mediante il sistema della “candela vergine”[10] (6 aprile 1915), alla ditta che lo ha realizzato.

I caduti terranovesi nella prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Aricò (di Pasquale)
  • Carmine Barreca (di Francesco)
  • Filippo Belfiore (di Carmelo)
  • Michele Saraceno
  • Condello Rocco (di Vincenzo)
  • Rocco Cutrupi (di Domenico)
  • Antonino Festa (di Domenico)
  • Francesco Luci (di Domenico)
  • Gabriele Lopardo (di Nazareno)
  • Natale Mastroieni (di Giuseppe)
  • Alfonso Monteleone (di Rocco)
  • Filippo Perri (di Domenico)
  • Giuseppe Protettì (di Giovanni)
  • Raco Antonio (di Biagio)
  • Carmelo Saraceno (di Rocco)
  • Vincenzo Saraceno (di Antonio)
  • Antonio Saraceno (di Francesco)
  • Vincenzo Votano (di Pasquale)

Personalità storiche e artistiche legate a Terranova[modifica | modifica wikitesto]

XVI secolo

Giovanni Romeo, frate cappuccino, nato a Terranova (probabilmente nel 1503) e morto nel 1573. Ha scritto: Historia de origine et progressu congregationis Capucinorum in Provincia Piceni et Calabriae (opera non pervenuta ma ricordata da Angelo Zavarroni nella sua Bibliotheca Calabra, sive Illustrium virorum Calabriaepubblicata a Napoli nel 1753). Vincenzo Manerio, monaco certosino e poi priore dello stesso Ordine, nato a Terranova (??-??) e morto il 18 luglio 1552 nella Certosa di S. Stefano del Bosco, presso Serra San Bruno. Ha scritto: De Morte ChristiDe Ascensione Christi (Napoli, 1540). Si ha notizia di altre sue opere, tuttavia non pervenute. Filippo Moretti (o Moretto), capitano al seguito di Carlo V, morto probabilmente nella spedizione militare di Tunisi (1535) con spoglie mortali successivamente traslate a Terranova nella Chiesa del Monastero di S. Caterina (o dei Celestini). R. Liberti, rifacendosi al Martire, ipotizza il decesso di Moretti proprio a Terranova (1572), con sepoltura al piano terra della sacrestia del Convento dei Padri Celestini. Negli anni trenta del Novecento, durante il periodo di riunione di Radicena, Iatrinoli e Terranova Sappo Minulio nel medesimo Comune di Taurianova, il monumento funebre di Filippo Moretti, su istanza di alcuni discendenti del capitano terranovese abitanti in Taurianova, è trasferito e ricomposto nel cimitero di Radicena, dove si trova in stato di completo abbandono.

XVII secolo

Francesco Cangemo, nome secolare del frate appartenente all’ordine degli agostiniani conosciuto pure come Fra’ Francesco di Terranova. Non si hanno dati biografici certi. È stato teologo e scrittore. Ha pubblicato: Brevis ampla methodus pro morbis humanis corporis in particulari curandis, pubblicato da Bernabò, Roma 1658. Paolo Gualtieri (o Gualterio, secondo l’abate Fiore), nato a Molochio, allora casale di Terranova, ed a lungo parroco della Chiesa Matrice di Terranova a partire dal 1636. Non si hanno riscontri sulla data di nascita. È morto nel 1655. È stato teologo e filosofo. Ha scritto Glorioso trionfo, over Leggendario dei SS. Martiri di Calabria, libro primo dove si tratta di alcuni huomini illustri i quali esposero la vita al servigio di Dio, e di più dell’origine de’ frati cappuccini e loro progressi in Calabria. Ha lasciato anche vari manoscritti: La vita dei Cappuccini di CalabriaVite di Confessori (5 voll.), De philosophis CalabriaeDe militia CalabriaeMichele Salazar, nato a Terranova il 20 marzo 1650 da Marcantonio e Isabella Mesiti. Giureconsulto e scrittore. Non si hanno riscontri sulla data e sul luogo di morte. È stato Governatore di Reggio Calabria per un biennio, dal 1723 al 1724. Ha lasciato un manoscritto dal titolo De asylorum sine tollendo.

XVIII secolo Domenico Tutini (o Tutino), fondatore, con lascito liberale (testamento dell’11 aprile 1797), dell’Ospedale Immacolata di Iatrinoli, “erede” dell’Ospedale Civile di Taurianova.

Nel proprio testamento Tutini stabilisce esplicitamente alcuni punti di privilegio in favore dei concittadini terranovesi, in base ai quali gli stessi hanno diritto di essere ricoverati gratuitamente nell’Ospedale, di occupare metà dei posti letto esistenti (15 su 30) e di usufruire di altre facilitazioni e preferenze.

Le determinazioni del testatore vengono eluse a più riprese negli anni, per cui molto spesso si verificano frizioni e vertenze tra l’amministrazione comunale terranovese e l’Amministrazione della Congregazione di Carità che gestisce l’Ospedale di Iatrinoli.

XIX secolo

Ermanno Germanò, importante scultore e critico d’arte di famiglia terranovese ma nato a Radicena (Radicena, 1890-Vibo Valentia, 1960).

La frazione Scroforio[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Scroforio.

Scroforio è l’unica frazione del comune: un modesto agglomerato urbano situato, rispetto alla Strada provinciale 1 (ex statale 111) nel tratto Taurianova-Terranova Sappo Minulio, a qualche chilometro all’interno. È storicamente ed amministrativamente collegato a Terranova Sappo Minulio, di cui è frazione. È stato anche, in passato, uno dei casali della vecchia Terranova distrutta dal terremoto del 1783.

Gli altri casali della vecchia Terranova, oltre Scroforio, sono stati: Molochio, Molochiello, Galatoni, Bracadi, Radicena, Iatrinoli, Curtuladi-Casalnuovo, San Martino e Santo Martinello, San Leo, Carbonara, Cristò, Vatoni, Pìcare, Rizziconi. Molti di questi casali adesso sono toponimi di contrade. Scroforio è citato nei vari documenti e riportato nelle carte geografiche d’epoca con differenti indicazioni: da Scalamosorio a Scrofolìo, a Scrofolìa, a Scrofario. Quest’ultima denominazione permane nel linguaggio dialettale. Vi si trova la chiesa di Sant’Elia profeta.

Il 26 luglio di ogni anno si festeggia Sant’Anna.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[11]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

L’economia locale si basa essenzialmente sull’agricoltura (olive da olio ed agrumi, in particolar modo) e sull’allevamento (specialmente di suini).

Viene coltivata in aree terrazzate una qualità di susina (ben conosciuta come pruna ‘i Terranova), molto apprezzata sul mercato, la quale prospera sia per fattori climatico-ambientali (ventilazione, esposizione) che per le peculiarità dell’humus. In special modo nell’ultimo decennio, in virtù anche di un allargamento dell’area colturale, questa particolare susina sta diventando sul mercato un autentico prodotto di nicchia.

In paese vi è una discreta presenza di addetti all’edilizia.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

L’indirizzo del municipio è Piazza XXIV Maggio, 1.
La classificazione climatica è la C.
È compreso nel circondario di decentramento amministrativo della piana.

Stemma e gonfalone[modifica | modifica wikitesto]

Gonfalone del Comune di Terranova Sappo Minulio

La descrizione dello stemma comunale, concesso con D.P.R. del 18 aprile 2011 insieme al gonfalone e alla bandiera, è la seguente:

« d’azzurro, alla effigie di San Martino, aureolato d’oro, con il viso, il collo, le braccia, le gambe di carnagione, con la corazza,l’elmo, i calzari d’argento, la corazza ornata dalla crocetta latina di rosso,l’elmo cimato da piume dello stesso, il Santo cavalcante il cavallo di nero, imbrigliato d’oro, passante sulla pianura di verde; il Santo con il busto a la testa in maestà, con il braccio destro nell’atto di tagliare con la daga d’argento, il mantello di rosso, poggiato sul braccio sinistro; il tutto accompagnato a destra dal mendico ignudo, di carnagione, capelluto a barbuto d’argento, rivoltato, seduto sul macigno d’argento, esso macigno uscente dal fianco destro a fondato sulla pianura; macigno e mendico attraversanti. Ornamenti esteriori da Città »

mentre quella relativa al gonfalone è:

« drappo di rosso, riccamente ornato di ricami d’oro a caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto rosso, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città a sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colon nazionali frangiati d’oro »

per la bandiera:

« drappo di rosso, caricato dallo stemma sopra descritto. L’asta sarà ornata dalla cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali »

Lo stemma è stato concesso riprendendo l’antichissimo blasone raffigurante San Martino di Tours a cavallo nell’atto di tagliare il mantello e porgerlo al poverello nudo e seduto similmente, ad esempio, a quello presente sul simbolo comunale di Taurianova.[12]

I precedenti simboli, concessi con D.P.R. del 12 aprile 1984, avevano le seguenti descrizioni:

« stemma: d’argento al cavaliere munito di completa armatura al naturale e di manto d’azzurro svolazzante, l’elmo aureolato di rosso, col viso scoperto di carnagione, cavalcante il cavallo morello, rivoltato, gualdrappato di rosso, brigliato e staffato d’oro, in atto di trottare. Ornamenti esteriori da comune »
« gonfalone: drappo partito di bianco e di nero riccamente ornato di ricami d’argento e caricato nello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: Comune di Terranova Sappo Minulio. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento »

Trasporti e vie di comunicazione[modifica | modifica wikitesto]

Strade ed autostrade[modifica | modifica wikitesto]

SP1dir

Terranova è situata lungo la diramazione della Strada Provinciale 1 (SP1dir già SS111dir) che da Taurianova giunge a Varapodio. Il comune non è raggiungibile direttamente tramite autostrada, pertanto lo svincolo autostradale di Gioia Tauro sull’Autostrada A3, distanza 17 chilometri, è l’uscita consigliata per raggiungere la destinazione.

Esiste anche una strada provinciale che da Terranova giunge a Molochio.

È inoltre previsto che il comune venga toccato dalla nuova Pedemontana della Piana di Gioia Tauro che interesserà inoltre i territori comunali di Laureana di BorrelloFeroleto della ChiesaMaropatiMelicuccoAnoiaCinquefrondiSan Giorgio MorgetoCittanovaTaurianovaMolochioVarapodioOppido MamertinaScidoDelianuovaSanta Cristina d’AspromonteCosoleto[13][14].

Linee ferroviarie[modifica | modifica wikitesto]

La stazione delle FS più vicina è quella di Gioia Tauro (20 km).

Autobus[modifica | modifica wikitesto]

L’Autoservizi Buda assicura collegamenti con gli altri paesi più importanti della piana e con Reggio CalabriaSiderno e Catanzaro

Aeroporti[modifica | modifica wikitesto]

Gli aeroporti più vicini sono:

Galleria d’immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat – Popolazione residente al 31 dicembre 2015.
  2. ^ Le annotazioni di Fiore, Barrio e Marafioti si riferiscono all’originario insediamento di Terranova che rappresenta la progenitrice dell’odierna Terranova Sappo Minulio, centro di nuova fondazione edificato negli anni successivi al terremoto del 1783nelle vicinanze dell’antico sito andato distrutto (a circa sette-ottocento metri di distanza in linea d’aria, da centro a centro).
  3. ^ «Ritenuto che l’attuale Comune ritiene la denominazione dell’antica sua origine, e non si debba abbandonare: considerando esser giusto che non si dovesse dare altra denominazione, ma ritener fermo il nome di Terranova come antica città, colla distinzione però di Terranova Sappo Minulio. Perciò in conformità di voti, decreta appellarsi Terranova Sappo Minulio»
  4. ^ P. Gualtieri, Glorioso Trionfo over leggendario di SS. Martiri di Calabria
  5. ^ G. Pensabene, Sappo Minulio è uguale a Patavium Iulii, Historica, a. XLIII–1990, n. 1
  6. ^ [1]
  7. ^ Nell’assegnazione della contea di Terranova al Correale, si elencano i Casali: «Molochi superioris (Molochio), Molochi inferioris (Molochiello), Sclanaforio (Scroforìo), Galatonii (Galatoni), Brachari (Bracadi), Intrimonii (Iatrinoli), Curtoladi (Curtuladi), Rodimie (Radicina), Vatonii (Vatoni), Clisto (Cristò), Rezigonii (Rizziconi), Sancti Leonis (San Leo), S.ti Martini inferioris (San Martino), et superioris (San Martinello), Picare (Picara), Carbonare (Carbonara) et Casalis novi (Casalenovo)». Cittanova e i Grimaldi, pagina 20, contributo di Rocco Liberti, cittàcalabriaedizioni, ISBN 88-88948-44-9
  8. ^ Coriolano MartiranoTelesio, Condello Editore, Cosenza, s. d.
  9. ^ Agostino Formica, Solidarismo a Terranova Sappo Minulio nel tardo Ottocento. L’inedita “Società Agricola Operaja di Mutuo Soccorso”, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma 2009.
  10. ^ Luigi Perla, Incanto, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1933. URL consultato il 10 agosto 2014.
  11. ^ Statistiche I.Stat – ISTAT URL consultato in data 28-12-2012.
  12. ^ La questione del simbolo…, pag. 4
  13. ^ Relazione sulla pedemontana sul sito della provincia (PDF)
  14. ^ Storia della pedemontana e problematiche dei collegamenti stradali, la Riviera, 31/07/2006

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rocco Liberti, Terranova di San Martino del Monte – Scroforìo – Galàtoni – Svelato il mistero della scomparsa di Crisòne, pagg. 64, Barbaro editore, Oppido Mamertina, 1993
  • Paolo Gualtieri, Glorioso Trionfo over leggendario di SS. Martiri di Calabria, pag. 362, Napoli, Per Matteo Nucci, 1630
  • Giosofatto Pangallo, I casali di Terranova, pagg. 124, Forgraphic, Polistena, 1993
  • Giuseppe Larosa, Profilo storico dell’antica Terranova, Roma, 1983
  • Carmelo Trasselli, Lo Stato di Gerace e Terranova nel Cinquecento, Reggio Calabria, 1978
  • Rocco Liberti, Terranova di San Martino del Monte, Calabria Letteraria, a. XXXIX—1991, nn. 1—3, pag. 9 n. 11
  • Raffaele Germanò, SS. Crocifisso che si venera in Terranova S. M., pagg. 135, Tipolitografia Franco Colarco, Taurianova, 2006
  • Agostino FormicaStoria di Terranova Sappo Minulio – società, economia, politica: 1900-1928, pp. 181, For graphic, Polistena, 1998
  • Domenico Angilletta, Castelli Chiese Abbazie nel Giustizierato di Calabria (secc. IX-XIV), Cittàcalabria edizioni, gruppo Rubbettino, Soveria Mannelli 2006.
  • Oreste Dito, La storia calabrese e la dimora degli Ebrei in Calabria dal secolo V alla seconda metà del secolo XVI, Cappelli, San Casciano, 1916
  • Cesare Colafemmina, Per la storia degli ebrei in Calabria, Rubbettino 1996.
  • Giovanni Quaranta, La questione dello stemma comunale di Maropati
  • Luigi Aliquò-Lenzi, Gli scrittori calabresi, Messina, Stab. Tip. Luigi Alicò fu Rosario 1913

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]